Marianna DionigiNobildonna romana, figlia di Giuseppe Candidi e Maddalena Scilla. Nacque nel 1756 e visse nel pieno dei grandi cambiamenti politici e sociali in Europa tra i quali la Rivoluzione Francese e l’Impero Napoleonico. Molteplici sono le attività culturali alle quali dedicò gran parte della sua esistenza: musica (arpa e piano), quindi. fuori della comune usanza del tempo, lingua francese, inglese e qualche erudimento di lingua latina. Si dedicò in seguito agli studi archeologici ed alla pittura sotto la direzione del rinomato paesista Carlo Labruzzi, poi divenuto Direttore dell’Accademia di Perugia. Eseguì a penna alcune opere di Poussin e Salvator Rosa e realizzò numerosi disegni a tempera. Pittrice emerita, i suoi quadri si trovano presso il Palazzo della Cancelleria in Roma, presso l’Accademia di San Luca e la Reggia di Caserta, in Inghilterra e presso le famiglie dei suoi discendenti a Roma e Lanuvio. Scrisse anche un’opera didattica Sulla pittura dei paesi corredata da un trattato sull’architettura e di prospettiva e Viaggi in alcune città del Lazio che si dice fondate dal Re Saturno, nel quale descrive minuziosamente l’origine delle città laziali ed ogni monumento della città di Ferentino, come di altri paesi della Ciociaria, donandoci visioni di paesaggi non più esistenti realizzate durante i suoi viaggi di studio, ricerca e conoscenza. Ebbe rapporti culturali con Vincenzo Monti, Shelley, il grande scultore Antonio Canova, Giacomo Leopardi e con l’archeologo d’Angincourt. Sposò giovanissima il giureconsulto Domenico Dionigi, conte del Sacro Palazzo Lateranense, nobile ferrarese, dal quale ebbe sette figli. Lo spirito e la cultura che l’adornavano, le attirarono sempre onorevolissime relazioni e si vide attorniata fino alla vecchiaia da dotti ed aulici artisti di ogni genere. Conosciutissima e stimatissima da tutti, recitò poesie di ottima composizione e in stile forbitissimo nelle adunanze arcadiche. Morì a Lanuvio nel 1826.