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Frintinu me.. Dicembre 2015

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Ferentino di notte

Ferentino da Wikipedia

Le origini di Ferentino sono antiche ed avvolte nel mito; la leggenda ne ascrive la fondazione al dio Saturno che, scacciato dall’Olimpo, si insediò in questo territorio ubertoso ove fondò città e diffuse le arti e le tecniche. A testimonianza della fondazione, antecedente a quella di Roma di almeno 300 anni, sono presenti le cosiddette mura ciclopiche, una cinta composta da blocchi di pietra (di volume anche superiore ai 25 metri cubi) posati a secco e ad incastro a formare fortificazioni lunghe circa 2.500 metri, comprendenti 12 porte. L’etimologia stessa del nome Ferentinum (participio presente del verbo latino ferre: produrre) fornisce una idea precisa riguardo alla fertilità del luogo e all’ingegnosità delle gente che lo abitava.

Fra il VI e il IV secolo a.C. Ernici, Volsci e Romani combatterono aspre battaglie per il possesso della zona: Roma trovò in Ferentino dapprima una fiera avversaria e in seguito una fedele alleata, avendo dato natali anche ad illustri personaggi, primo fra tutti Aulo Irzio, luogotenente di Giulio Cesare, conquistatore e governatore della Gallia, console romano e scrittore.

Risalgono al periodo romano il Mercato Coperto, il teatro, il Testamento di Aulo Quintilio Prisco, le tracce delle antiche terme, i resti dell’acquedotto e del basolato stradale della via Latina.

Per via degli elementi di incipiente cristianità già in epoca romana (vedi il martirio nel 304 del centurione Ambrogio, poi patrono), la società ferentinate dell’Alto Medioevo ospitò numerose diocesi e luoghi di culto: la Cattedrale dedicata ai Santi Martiri Giovanni e Paolo, edificata sui resti di un antico tempio pagano e di una precedente chiesa cristiana, integralmente pavimentata a mosaico, risale al 1108; dello stesso periodo è anche l’abbazia gotico cistercense di Santa Maria Maggiore, prototipo per la costruzione della Abbazia di Fossanova.

Al Basso Medioevo risale il Monastero di Sant’Antonio Abate fondato da Celestino V, che ospitò le sue spoglie prima che fossero traslate nella vicina chiesa di S. Agata, dalla quale poi furono trafugate verso l’abbazia di Collemaggio. A Ferentino resta tuttavia il cuore di Celestino, custodito presso il monastero delle suore Clarisse: in onore del Santo, compatrono della città, dal 2002 si celebra ogni anno il tradizionale palio, o giostra dell’anello.

Dal 1198 al 1557, Ferentino fu il capoluogo delle provincie di Campagna e Marittima (ovvero il Lazio meridionale) grazie a papa Innocenzo III che ne fece sua sede privilegiata. Molti ordini religiosi si stabilirono allora a Ferentino, fondando chiese e monasteri: Benedettini, Cistercensi, Francescani, Clarisse, Carmelitani, Celestiniani, Domenicani, Cavalieri Gaudenti, Cavalieri di Malta e Templari.

Ferentino fu uno dei primi liberi comuni italiani, dotato già a partire dal XII secolo di un suo proprio statuto. Federico II di Svevia soggiornò più volte da giovane a Ferentino e, ironia della sorte, subì la propria definitiva sconfitta proprio ad opera di condottiero ferentinate, Gregorio da Montelongo, legato pontificio, nella battaglia di Parma del 1248.

Grazie a Martino Filetico Ferentino conobbe i fasti dell’Umanesimo, mentre in seguito fu teatro dell’assedio vinto dalle truppe spagnole guidate dal Duca d’Alba (1556), della fondazione di un ampio distretto artigianale (1740-1800) durante la prima rivoluzione industriale, delle lotte fra Sanfedisti e Giacobini (1798-1802), e del passaggio di Garibaldi. Importanti furono i bombardamenti subiti durante la Seconda guerra mondiale, in quanto retrovia del fronte di Cassino e snodo stradale strategico, e l’istituzione di un centro di accoglienza per gli sfollati, valsi la Medaglia d’Oro al Valor Civile.

Nel corso degli anni ’60 e ’70 il territorio ferentinate è stato oggetto di una forte industrializzazione per via delle agevolazioni permesse dai piani statali di sviluppo: l’economia del luogo, precedentemente fondata sull’agricoltura (coltivazioni di lino, vitigni ciociari) e sull’artigianato (scope di saggina, cotto fatto a mano), è stata convertita ad attività in quasi tutti i settori, principalmente farmaceutico e plastico

Palazzo De Andreis

Ferentino da terraeliberta/ferentino_storia.htm

… si identifica con quella di tanti altri centri della Ciociaria le cui origini si confondono con la leggenda o la mitologia.

Ferentino, città ernica, conserva ancora ben visibile la cerchia di mura poligonali pelasgiche, lunga circa due chilometri, che proteggeva la comunità risalente ai secoli VIII-IV a. C. E’ posta su un’altura ben fortificata, in posizione strategica sulla sottostante valle del Sacco, dove scorreva la principale via di transito tra Roma e la Campania, la via Latina (odierna strada statale Casilina); e gli avvenimenti storici di cui fu testimone la città debbono essere messi in relazione con la sua posizione adiacente tale strada.

Nel 306 a. C. Ferentino, come Alatri e Veroli, ebbe da Roma il privilegio di conservare proprie leggi, possibilità di imparentarsi con i Romani, rimanere nella Confederazione Latina. Dalle Storie di Tito Livio si apprende che nel 211 Ferentino, Anagni e le loro campagne furono devastate dall’esercito di Annibale. Nel 195 a. C. Ferentino godeva, insieme ad Alatri e Veroli, il privilegio dei diritto latino che l’annoverava fra i Municipi romani. Con la guerra sociale degli anni 98-91 a. C. alla città fu concessa la cittadinanza romana e venne iscritta alla tribù “Publilia“, nome di una famiglia romana di cui fu particolarmente noto Publilius, padre della seconda moglie di Cicerone. Da questo momento, per tutta la durata dell’impero Romano, la vita di Ferentino si svolge in pace e nel benessere.

Vecchio tracciato della Circonvallazione Alberto Lolli-Ghetti

Ferentino da La Ciociaria

Il comune di Ferentino è posto nell’area settentrionale della provincia di Frosinone, lungo la strada statale Casilina, I’Autosole e la ferrovia. Il centro storico sorge sopra una collina, appartenente alle propaggini dei monti Ernici, aperta sulla valle del fiume Sacco; ha davanti a sé i monti Lepini. E in una posizione di notevole importanza strategica.

Il nome della città, sin dall’antichità, è sempre stato Ferentino (Ferentinum, qualche volta corrotto in Florentinum) e la denominazione scaturirebbe dalla conclamata fertilità del suolo.

Lo stemma di Ferentino è costituito da un giglio sovrastato da due chiavi incrociate con il motto “Det tibi florere”.

Il comune gigliato è, come abbiamo detto, situato in posizione strategica, alla confluenza di strade che lo collegano a importanti località. Nell’antichità i percorsi di scollinamento fecero di Ferentino il punto terminale di strade montane che provenivano dall’interno e avevano fine nella valle del Sacco. A queste si aggiunsero i percorsi vallivi, valorizzati in epoca romana con la costruzione della via Latina. Nel Medioevo, l’importante rete viaria circostante rese Ferentino il punto obbligato di transito per raggiungere i più grandi monasteri della zona: Trisulti, Casamari, Fossanova, Montecassino e Subiaco.
Dalla città ernica si dipartiva una raggiera di strade e passava uno dei principali percorsi della zona. La via Latina conduceva ad Anagni ed a Frosinone; ma strade minori portavano ad Alatri, Veroli-Casamari e Priverno.

E certo che Ferentino fece parte di una lega ernica e che intorno al 493 a.C. tale lega entrò nell’orbita romana in funzione antivolsca. I volsci occuparono Ferentino e ne vennero scacciati più volte; in ciascuna occasione i romani consegnarono agli ernici la città. In seguito l’Urbe consolidò la propria egemonia con la sconfitta definitiva dei volsci. Da quel momento la città entrò a far parte dello stato romano, ottenendo la cittadinanza sine suffragio e diventando punto di sosta obbligato per i magistrati romani di passaggio che avevano qui diritto di ospitalità.

La città fu guidata dai quattuorviri jure dicendo, dai quattuorviri quinquennales e dal senato municipale.

Intorno al Il secolo a.C. si attuò un generale intervento di riorganizzazione della città, pare connesso con la costituzione di una colonia (195 a.C.). Paolo Sommel la ritiene che sia stata attuata una complessa operazione consistente “nell’organizzazione architettonica interna della città, la monumentalizzazione dell’acropoli, la definitiva organizzazione funzionale degli spazi (zone abitative, zone a carattere pubblico, aree commerciali)”.

La Ferentino pontificia

La storia tardoantica e medioevale ferentinate è di difficile ricostruzione.

La presenza cristiana a Ferentino deve essere stata molto precoce per il fatto che la città si trovava su una delle principali vie di comunicazione per Roma; le tradizioni locali, come del resto quelle di tutto il Lazio meridionale, parlano di una evangelizzazione che risale ai tempi apostolici, dovuta alla presenza attiva dello stesso San Pietro. Le fonti documentarie, anche se ci parlano di donazioni alla chiesa romana già ai tempi di papa Damaso (366-384), ci menzionano un primo vescovo solo nel 556, di nome Bonus che consacrò papa Pelagio. Dal VI secolo in poi la sede episcopale fu occupata con una certa frequenza, e ciò ha fatto di Ferentino una delle più antiche diocesi del Lazio, conservata sino alla recente riorganizzazione dei distretti ecclesiastici italiani.

Intorno ai secoli VIlI-IX fu inserita saldamente nell’orbita del nascente potere temporale dei papi che nel XII e XIII secolo soggiornarono molto spesso a Ferentino nel palazzo episcopale per sfuggire al pessimo clima romano o ai pericoli d’ordine politico. Con Innocenzo III, autore di una riorganizzazione dell’amministrazione dello stato, Ferentino diventò il centro politico della Campagna (l’antico nome della provincia pontificia oggi corrispondente all’alta Ciociaria), dove risiedettero i rettori, in genere cardinali o alti prelati, che posero la loro sede sul l’acropoli. L’ultimo papa che soggiornò a Ferentino fu Onorio III il quale convocò nella città ernica Federico Il nel 1223 per convincerlo a partecipare alla quinta crociata.

Il papato portò con sé diversi ordini religiosi: già c’erano i benedettini, poi nel Duecento giunsero i cistercensi, i cavalieri gaudenti, i francescani, e, forse, i templari. La presenza in città dei francescani fu osteggiata dal vescovo e dai clero che, appoggiato dal partito popolare e filosvevo, assalì più volte le fabbriche dei frati minori e tentò di devastarle. Solo nel 1282 le questioni vennero risolte ed i francescani poterono stabilirsi nel loro con vento. La presenza papale significò un immediato accrescimento di rango, ma anche un rigoglioso sviluppo economico e sociale della città gigliata, che si ampliò. Mantenendo il precedente impianto romano, nel corso del Duecento Ferentino si espanse verso la via Latina: venne costruito un borgo extra moenia che prese il nome dalla chiesa in cui officiavano i francescani, Sant’Agata. Il borgo fu la sede delle più interessanti attività commerciali, poiché gravitava sulla via Latina. Intorno alla Chiesa di Santa Lucia si creò un quartiere molto popolato, con case a schiera, spesso appoggiate alla cinta muraria. Il quartiere delle abitazioni dei ceti emergenti si trovava lungo la via consolare, soprattutto verso la parte più alta, sulle propaggini dell’acropoli.

Il Medioevo

L’economia della città, fra il XII e il XIV secolo, fiorì grazie anche a un forte sviluppo agricolo, favorito dalla fertilità del suolo e dalla ricca presenza di acque. Inizialmente si privilegiarono i più leggeri terreni collinari e solo nel Duecento e Trecento si iniziò a sfruttare i territori vallivi, più pesanti. La produzione cerealicola si accompagnò alle coltivazioni di olivo, vite, canapa frequente nelle zone ricche di sorgenti, usate per la macerazione. A queste attività si affiancarono la fabbricazione di laterizi e la molitura che probabilmente fu molto importante se Anagni, durante i conflitti del Trecento, tentò di bloccare il funzionamento dei mulini e se nel 1367 si fondò una confraternita di mugnai.

Intanto, sul piano sociale, si creò una differenziazione di ceti che esprimevano interessi divergenti: la vita politica della città fu travagliata da lotte fra populares e milites che si intrecciarono con quelle del clero, con l’ingerenza del papato, e con le controversie con i paesi vicini. Particolarmente feroci e durature furono quelle con Anagni, contro la quale Ferentino si batté ostinatamente anche a seguito dell’aggressione a papa Bonifacio, a cui parteciparono milizie ferentinesi. La guerra divampò per anni. Essendo residenza del rettore, Ferentino divenne un obiettivo politico per tutti i ribelli alla Chiesa durante il Trecento. Ci fu ad esempio la ribellione di molti paesi per le conseguenze dell’introduzione delle “costituzioni egidiane”. E ci fu un attacco al la rocca di Ferentino che sgominò la guarnigione e devastò il palazzo, distruggendo tutto l’archivio della rettoria. La ribellione, a cui partecipò anche il popolo di Ferentino, venne debellata dal papa e provocò molte vittime. A proposito delle decisioni prese dai pontefici per la città, vale la pena di ricordare che, morto Celestino V a Fumone, il suo successore, Benedetto Caetani, papa Bonifacio VIII, ordinò che fosse sepolto nella Chiesa di Sant’Antonio Abate dei celestini di Ferentino. Durante il successivo conflitto con Anagni e con i Caetani, la reliquia venne trasferita entro la città, ma due monaci ceiestini, travestiti da soldati, la trafugarono portandola all’Aquila.

Ferentino decadde nel corso del Trecento, ma nel secolo successivo iniziò una graduale ripresa. In questo periodo di tempo, secondo Alfio Cortonesi, si era ormai formato “un ceto di liberi proprietari in grado d’imporre la pubblica tutela dei propri interessi”, come testimonia lo statuto comunale, redatto nella seconda metà del XV secolo.

Dal Cinquecento all’Ottocento

Nel Cinquecento Ferentino perse definitivamente il ruolo assegnatole nel Duecento da Innocenzo III: i rettori di Campagna spostarono la loro sede sempre più spesso ad Anagni e a Frosinone. A seguito della guerra di Campagna, la città subì la demolizione del castello. La riorganizzazione religiosa della fine del Cinquecento si prolungò per tutto il secolo successivo che vide un incremento demografico. Si attuarono le prime trasformazioni barocche della Cattedrale e del Palazzo vescovile e iniziò così un lungo processo di rinnovamento edilizio per molti palazzi civili e chiese.

All’inizio del Settecento vennero compiute, nelle aree a valle, ampie bonifiche motivate dalla pressante esigenza di liberare la città dalla morsa della malaria. Esse, inoltre, avevano il fine, sollecitato dal forte incremento demografico in atto, di estendere le zone di coltivazione.

Alla fine del Settecento, durante l’occu pazione francese, Ferentino si ribellò ai francesi ed alla repubblica romana, formando corpi armati controrivoluzionari. La città venne espugnata da truppe polacche, dopo un’inutile resistenza dei contadini guidati dal clero. Non pochi ferentinati persero la testa sulla ghigliottina. Con la restaurazione la città gigliata tornò ad ospitare, per un breve periodo, la delegazione apostolica, ma la rappresentanza governativa pontificia rimase saldamente posta in Frosinone. Intanto, sul piano sociale, si erano affermate nuove famiglie borghesi che, emergendo nel panorama locale, si posero alla guida della vita sociale e politica. Gruppi liberali erano presenti a Ferentino sia nel 1848-49 che durante l’invasione garibaldina del 1867; grazie anche ad essi la nuova Ferentino dell’unificazione fece significati vi passi avanti che si tradussero in un forte rinnovamento urbano ed economico negli ultimi decenni dell’Ottocento e nella prima metà del Novecento.

Dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri

La seconda guerra mondiale coinvolse totalmente Ferentino, essendo città di transito obbligato per le truppe e i profughi del cassinate. Numerosi gli episodi di resistenza alle truppe tedesche. Va ricordato che due ferentinati furono uccisi alle Fosse Ardeatine e che a Roma venne fucilato, a Forte Bravetta, un altro ferentinate, il sacerdote Giuseppe Morosini, esponente della resistenza romana. La ricostruzione avvenne con lentezza e fra difficoltà; il centro storico fu ricostruito con criteri che, rispettando l’antico, tennero conto delle esigenze moderne. La città cominciò ad espandersi fuori dalle sue mura perché — malgrado l’emigrazione — la popolazione era in aumento.

Con gli anni Sessanta si assistè a una forte espansione economica: una massiccia industrializzazione nacque e si sviluppò nel territorio ferentinate: si costituì un polo industriale tra Frosinone e Ferentino fonte di occupazione.

La cinta muraria e l’acropoli

La cinta muraria è complessa poiché coesistono tecniche diverse e successive murature medioevali. Probabilmente risale al IV secolo a.C. e segue l’andamento della collina. In genere le fondamenta e la parte più bassa sono in opera poligonale, grandi massi appena squadrati o abbozzati; sopra a questo basamento si erge una cortina con massi tagliati regolarmente e messi in opera a file orizzontali. Al di sopra di questi due tipi di muratura c’è quella realizzata nel corso del Medioevo, fatta di blocchetti messi in opera a volte in modo irregolare, a volte in file regolari. La caratteristica dell’intervento medioevale sta nell’assoluto rispetto della cinta antica: gli interventi hanno conservato l’intero circuito, senza apportare modifiche al tracciato e quindi senza restringere od allargare la città nel suo insieme. Le mura romane di Ferentino non presentano torri, bastioni o avancorpi difensivi. Le torri esistenti sono tutte medioevali: nella zona nord-occidentale ne furono costruite tre.

Le antiche porte sono ancora esistenti e alcune conservano la loro funzione. La Porta di Sant’Agata, o Porta Romana o del borgo, sorta sulla via Latina inferiore, ristrutturata nel XVIII secolo, conserva ancora il soprastante corpo di guardia ed è la porta attraverso la quale la via Latina si collegava con la città e dove si pagavano i pedaggi. La Porta Montana è chiamata così perché guarda la zona montuosa. Ad essa giungeva la via Latina superiore. La porta è stata restaurata più volte tanto che i resti dell’antico manufatto romano sono assai scarsi. Si conservano ancora i battenti del vecchio portone. La Porta Sanguinaria si apre nella più antica cortina muraria ed è la più celebre e conosciuta porta ferentinese. Il suo nome è fatto risalire ad una leggenda: durante un assedio romano, presso di essa i volsci-ferentinesi fecero strage degli assalitori uccidendone circa tremila. E certamente una delle più interessanti porte della cinta per l’architettura composta dai grandi blocchi in basso e completata in alto da un arco a tutto sesto e murature in opera quadrata. Ricordiamo anche la Porta di Casamari o Maggiore o di Santa Maria; la Porta Portella o San Francesco, la Porta Pentagonate e la Porta Stupa.

L’acropoli è considerata della fine del Il o degli inizi del I secolo a.C.; questa datazione si ricava, oltre che dall’analisi della mura, da una lunga iscrizione che è tuttora in sito: in essa si ricorda l’opera dei censori Irzio e Lellio, costruttori dell’intero complesso. Le mura dell’acropoli sono formate da un gigantesco muro in opera poligonale, a cui si sovrappone una struttura in opera quadrata, su cui vi è la scritta dedicatoria prima menzionata. L’avancorpo non è pieno, ma a circa metà della sua altezza è costruito un quadriportico (le cosiddette “Carceri di Sant’Ambrogio”, oggi consacrate ai caduti dell’ultima guerra mondiale) che delimita un ambiente rettangolare.

Attualmente la spianata dell’acropoli è occupata dagli edifici religiosi più importanti di Ferentino (cattedrale, vescovado, e seminario) e da abitazioni private: in precedenza, secondo quanto si è venuto a sapere, era occupata da un tempio antico, poi trasformato in chiesa cristiana. Nel Medioevo vi sorgeva un palazzo pubblico. Secondo alcuni la vicina area del cosiddetto “mercato romano” apparteneva all’acropoli stessa, nel senso che si era tentato di allargare la spianata con una nuova costruzione: ne derivò un edificio destinato a dare all’acropoli altre funzioni urbane. Il mercato è composto da una grande navata entro la quale, sul lato destro, si aprono cinque “botteghe”.

Le piazze e i paIazzi

La piazza principale di Ferentino è dedicata a Giacomo Matteotti: è uno spazio quadrangolare con al centro il monumento ai Caduti (un’alta stele con la Vittoria, opera dell’architetto ferentinate Morosini) e circondato da palazzi tutti ricostruiti nel dopoguerra dopo essere stati distrutti dai bombardamenti. Su di essa si apre il Palazzo comunale, già Stampa, e la Chiesa di San Valentino.

Piazza Mazzini per metà sorge sopra un’antica cisterna romana, di recente riutilizzata con la medesima funzione. E di origine medioevale ed era denominata piazza Grande perché vi si svolgevano le assemblee popolari.

Nella piazza si elevano antichi cippi marmorei con iscrizioni romane ed una tavola di pietra con le unità di misure pubbliche per valutare il pesce. Sulla stessa tavola sembra che venissero condotti i falliti, nudi, perchè sbattessero violentemente il sedere contro la pietra.

La panoramica piazza della Cattedrale sorge sulla sommità dell’acropoli ed è circondata da importanti edifici religiosi. Il medioevale Palazzo consolare si trova in piazza Mazzini: è costituito da diversi ambienti oggi destinati ad archivio storico comunale, all’ufficio d’informazioni turistiche e ad uffici vari. Sul palazzo svetta una torretta: una loggia a tre bifore, di stile romanico con influenze moresche, ne caratterizza la facciata. Il Palazzo vescovile sorge sopra l’acropoli dietro la cattedrale: è stato edificato probabilmente nel XII secolo, ma ha subìto diverse manomissioni e rimaneggiamenti a partire dal Seicento; nel Settecento è stato costruito un grande scalone e sono state ricostruite le volte. All’inizio del Novecento l’ala orientale è stata totalmente ristrutturata: l’edificio conserva il carattere monumentale e solenne del suo primitivo impianto. Il Palazzo di Innocenzo III, vicino a quello dei Cavalieri Gaudenti, prende il nome dal celebre pontefice secondo la tradizione popolare, ma non ci sono elementi per accertare se gli sia veramente appartenuto. Come l’edificio vicino è stato costruito con possenti murature in pietre locali. Il Palazzo dei Cavalieri Gaudenti sorge in un’area povera di edifici monumentali al tempo dei romani, ma più abitata nel Medioevo, perché antistante l’accesso all’acropoli, in cui risiedeva il potere politico e religioso. L’edificio presenta quattro arconi disposti lungo la via Consolare ed uno lungo la scalinata per la quale si sale alla Chiesa di Santa Maria Gaudenti. Oggi questi archi sono chiusi, ma probabilmente erano aperti e formavano un vasto porticato, come si vede ancora in edifici della vicina Anagni.

Nella zona dell’ex foro romano, vicino alla Chiesa di San Pancrazio, si eleva il Palazzo De Andreis, dal nome della famiglia che lo ha posseduto ultimamente. E un’abitazione medioevale caratterizzata da una facciata in pietra con due ampi finestroni sormontati da altrettante finestre quadre.

Le chiese

La Concattedrale di Ferentino, diventata tale dopo l’assorbimento dell’antichissima diocesi in quella di Frosinone, è dedicata ai santi Giovanni e Paolo; non si conosce il periodo in cui i cristiani si insediarono sull’acropoli ferentinate, ma sicuramente in un periodo che va dalla pace religiosa all’alto Medioevo. Sembra che ci sia stato un precedente edificio risalente ai secoli Vill-IX, secondo quanto indicano certi frammenti architettonici e un’iscrizione incompleta del periodo damasiano, mentre l’attuale tempio è stato costruito sull’avancorpo dell’acropoli e consacrato nel 1108. Le notizie successive riguardano alcuni poco chiari interventi nel Trecento e la trasformazione in chiesa barocca, avvenuta a partire dal 1693.

L’edificio è di tipo basilicale a tre navate che terminano con altrettante absidi, decorate esternamente da archetti pensili. All’esterno si eleva il campanile che è isolato dal resto dell’edificio.

La facciata è molto austera, presenta tre portali d’ingresso ed un alto finestrone lunettato, un quarto portale si apre lateralmente. All’interno si nota che l’edificio è coperto da tegole sostenute da capriate, la zona presbiteriale è sopraelevata; il pavimento cosmatesco risale al XIII secolo e sull’altare maggiore figura un ciborio costruito nel Duecento da Drudus de Trivio, un marmoraro romano. Vicino all’altare si conserva anche un bel candelabro tortile per cero pasquale, attribuito al Vassalletto.

La chiesa possiede un eccellente corredo cosmatesco costituito da transenne, pulpito e pavimento, opera dei marmorari romani del secolo XIII; le decorazioni, oggi restaurate, si presentano molto vivaci per le tessere multicolore. La configurazione attuale è quella assunta dopo i restauri nel 1892-1902.

Anche l’attuale Chiesa di Santa Maria Maggiore ha avuto una precedente fase costruttiva, probabilmente risalente al IX secolo; nel XIII secolo i cistercensi di Casamari, insediati nel quartiere orientale di Ferentino, attuarono un intervento di ampliamento e ristrutturazione dell’edificio religioso. La chiesa sorge staccata dall’abitato ma esistono tracce dell’antico convento cistercense: i monaci devono aver occupato tutto il quartiere con le loro costruzioni, il convento, la grangia ed altri edifici. Secondo il cistercense Benedetto Fornari, la Chiesa di Santa Maria, danneggiata durante la cacciata dei monaci da Ferentino, venne ristrutturata nel 1241: non si ebbe l’abbattimento dell’intero edificio, ma l’innesto di una parte del tutto nuova nell’abside e nel transetto, edificati secondo il nuovo stile gotico borgognone. La facciata venne rialzata e arricchita da un rosone centrale e da altri due sulle porte laterali; fu inoltre impreziosita da un portale a sesto acuto coi piedritti e mensole. Nel portale di sinistra due statuine raffigurano, secondo un tradizione non corroborata da documenti, le teste di Federico I! e Costanza d’Altavilla. L’interno a tre navate è molto solenne ed austero, la parte anteriore è tipicamente romanica, mentre la zona de transetto e dell’abside mostra chiaramente gli innesti gotico-cistercensi con pilastri polistili, volte a costoloni e crociere. La chiesa contiene un ricco apparato scultoreo medioevale con alcune epigrafi. La Chiesa di Santa Lucia sorse intorno al VII secolo sopra il complesso termale di Flavia Domitilla e la sua cripta, dedicata a San Biagio, è un antico mitreo. L chiesa presenta due navate, una tipologia edilizia molto diffusa in tutta l’area bassolaziale.

La Chiesa di Sant’Agata, dei francescani, ricostruita nel Settecento con l’annesso convento, è stata nuovamente riedificata, dopo le distruzioni seguite ai bombardamenti durante l’offensiva alleata secondo le linee precedenti ma senza conservare che una piccola parte dell’antico patrimonio artistico precedente: un quadro di San Francesco, opera del pittore ferentinate De Angelis e un Crocefisso, opera del frate minore Vincenzo d Bassiano.

Anche la Chiesa di San Valentino, che sorge sulla piazza principale di Ferentino, è stata quasi del tutto ricostruita nel dopoguerra perché ampiamente danneggiata dai bombardamenti. Si tratta di un antico edificio monastico benedettino, dipendente da Montecassino, con un oratorio inferiore dedicato ai santi Filippo e Giacomo. La chiesa superiore, ricostruita e trasformata nel corso dell’Ottocento, era stata ridotta ad una navata unica. Vi sono conservati affreschi, staccati dalla Chiesa di Sant’Andrea, distrutta durante la guerra, che risalgono alla metà del Duecento, raffiguranti la Resurrezione, la Madonna della Misericordia e tre Santi. La Chiesa di Santa Maria Gaudenti deriva il suo nome dagli omonimi cavalieri. Sorta nel Duecento sopra mura antiche e medioevali, fu completamente ristrutturata nel Settecento. La Chiesa di San Pancrazio si ricorda per il suo fastoso paliotto d’altare in marmo e per gli eleganti capitelli, incorporati nella muratura, testimonianza della scultura cistercense. La Chiesa di San Francesco venne edificata dopo vicende burrascose nella seconda metà del Duecento. I francescani, che risiedevano da tempo a Ferentino in un convento fuori delle mura, fondato dallo stesso santo assisiate, entrarono in città e presero il posto dei benedettini acquisendo la loro Chiesa di San Benedetto. La violenta opposizione del clero e del vescovo, come pure del partito filosvevo, ritardò i lavori della chiesa, completata solamente nel 1282 grazie all’opera del papa Nicola III.

I francescani, malgrado la forte opposizione, ben presto entrarono nei favori della città, tanto che lo stesso comune nell’età moderna affidò ad essi la custodia dell’archivio comunale. La chiesa rimase ai francescani sino alla fine del Settecento, secolo in cui i frati minori ristrutturarono ed ampliarono l’annesso convento e collegio. Nel corso del XIX secolo chiesa e convento passarono ai gesuiti che vi aprirono un collegio.

Della chiesa benedettina rimangono tracce nei muri visibili solo nei sotterranei, gli intonaci attuali celano affreschi, mentre sono visibili quelli di Andrea Pozzo.

Nelle campagne ferentinati esistono ancora le chiese ed i locali di diversi conventi: San Rocco dei domenicani, Santa Maria degli Angeli dei carmelitani, bella chiesa duecentesca, marcata da poderose arcate, a navata unica con affreschi del Cinque-Seicento, Sant’Antomo Abate dei celestini, primo luogo di sepoltura di papa Celestino V e dell’umanista Martino Filetico. In città vi sono diverse istituzioni religiose, fra cui il grandissimo Convento delle clarisse di clausura, edificio seicentesco, alle falde dell’acropoli, restaurato ampiamente nel dopoguerra a causa degli ingenti danni dovuti ai bombardamenti. L’annessa chiesetta, aperta anche ai fedeli, conserva il cuore di Celestino V contenuto in un reliquiario del XVII secolo, donato dal cardinale Ludovisi.

La frazione di Porciano sorge distaccata dal territorio comunale. Nel Medioevo il paese era un comune autonomo con proprio castello, i cui ruderi appaiono oggi fra la vegetazione nel bosco cresciuto sulla vetta più alta della collina. Intorno alla fine del Quattrocento si spopolò e passò sotto il controllo dei canonici della cattedrale di Ferentino: da allora venne associato al comune ferentinate pur rimanendo sotto la giurisdizione spirituale dei vescovi di Anagni. Oggi è una bella contrada di montagna a 800 metri di altezza, abitata da alcune centinaia di persone. Da Porciano si può raggiungere il lago di Canterno, un bacino idrico di origine carsica formatosi all’inizio dell’Ottocento per la chiusura di alcuni inghiottitoi. Lo specchio d’acqua che appartiene a più comuni, fra cui Ferentino, viene usato per far funzionare una centrale idroelettrica: è meta di gite e molto pescoso.