Le origini di Ferentino, più antiche di quelle di Roma, si perdono nei tempi mitici di Saturno e dei Ciclopi costruttori di mura e si fondono con il mito. Le notizie storiche ci pervengono da Dionigi di Alicarnasso, Tito Livio, Orazio, Tacito, Strabone, Svetonio e Titinio. Lo storico Tito Livio nel I libro della sua monumentale opera ” Ab urbe condita libri … ” dice che il popolo di Ferentino assieme ai Volsci fu acerrimo e irriducibile nemico del popolo romano, sempre pronto alla ribellione contro Roma e l’avversò con tutte le forze nella sua politica espansionistica per ben due secoli.

Secondo Dionisio di Alicarnasso (Archeologia Romana – libro 111) Ferentino fu la Curia Universale della Gente Latina ostile a Roma, di cui rifiutò costantemente onori ed esenzioni che questa soleva concedere alle Colonie e ai Municipi.

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La imponente fortezza dell’ Acropoli e le poderose mura di cinta con le porte fortificate evidenziano lo spirito bellicoso e di difesa di Ferentino. Gli Ernici (Livio L. IV), con l’aiuto della Lega Romano-Latina, in cui si erano inseriti, riuscirono a strappare Ferentino ai Volsci, l’ occuparono e ne fecero il loro “oppidum primarium” cioè la loro città fortificata principale, rimanendo fedeli a Roma.
Ma nel 361 a.C. anche gli Ernici si ribellarono a Roma, che intervenne prontamente e prese con forza la città di Ferentino combattendo un’ aspra battaglia presso la Porta Sanguinaria. Ferentino rimase successivamente fedele a Roma anche quando Anagni, capitale degli Ernici, le si ribellò, anche quando Annibale, proveniente da Capua e diretto contro la Metropoli, cercò dapprima di farsela amica contro Roma e quindi ne devastò le campagne rigogliose per vendetta.
Ottenuta la cittadinanza romana, Ferentino, sarà legata da perenne amicizia con Roma e ne seguirà le sorti nei secoli avvenire. In epoca imperiale Ferentino fu il centro favorito della nobiltà romana; il facile accesso attraverso la via Latina vi richiamava un gran numero di villeggianti dalla capitale, attirati dal buon clima, dalle belle ville, dalle sorgenti di acqua acidula-solforosa, dal teatro di 54 metri di diametro che poteva ospitare fino a 3.500 persone. Al tempo degli imperatori la città era divenuta un luogo così accogliente e tranquillo, dove trascorrere periodi di riposo e di svago, che il poeta Orazio così scriveva ad un suo amico: “Se ami la tranquillità, ti consiglio di andare a Ferentino”.

Ferentino godette quindi di un periodo meraviglioso di grande splendore tra il I secolo a.C. e il II d.C. specie nel tempo degli imperatori romani Traiano e Adriano, in cui fiorirono le attività agricole, commerciali, amministrative e culturali, crebbero la popolazione ed il suo prestigio, che richiamò un gran numero di nobili e autorità politiche ed economiche che vi costruirono splendide ville, agevolati dal facile accesso attraverso la Via Latina che l’attraversava da S. Agata a S. Maria Maggiore.

Grandi opere pubbliche furono costruite quali il Mercato Romano, gli Archi di Casamari, probabilmente di età Sillana, le Mura dell’Acropoli, curate dai Censori Aulo lrzio e Marco Lollio, il Teatro Romano a due ordini di gradinate (costruzione grandiosa in campo architettonico e tecnico), le Terme, nella parte bassa della città verso Porta Sanguinaria ove il terreno è sfruttabile per il forte pendio, il Foro Romano e il Testamento di Aulo Quintilio, scolpito nella viva roccia. Gli stessi Apostoli Pietro e Paolo, secondo la tradizione, annunziarono il Vangelo alla nostra città, lasciandovi una comunità cristiana che man mano crebbe e si diffuse nei luoghi vicini.
Ferentino infatti, assieme a Fondi, Terracina e Cisterna, fu tra i primi quattro centri dei Lazio ad essere evangelizzato. La prima Curia Vescovile fu fondata da San Silvestro negli anni compresi tra il 314 ed il 335 A.C.

Durante le persecuzioni dei Cristiani, questi si trasferirono in un luogo fuori del centro abitato e dove più tardi edificarono una chiesa dedicata a San Pietro, distrutta in seguito dai Longobardi nel 580. Solamente dopo il 600 il Vescovo si stabilisce in città, presso la chiesa di Santa Maria Maggiore dove, nell’anno 824, si volle portare il corpo dei Patrono della città, Sant’Ambrogio, martire sotto l’imperatore Diocleziano.
In seguito la Sede Vescovile si stabilì definitivamente nel luogo dove sorgeva il Palazzo dei prefetti romani, sull’ Acropoli. Con il disfacimento dell’ Impero Romano d’ Occidente, Ferentino subì le terribili conseguenze delle invasioni barbariche; le campagne vennero abbandonate, i commerci si fermarono, le arti ed i mestieri trascurati, essendo la popolazione sotto il continuo terrore dell’ arrivo delle orde devastatrici.
I vicini monti Lepini, ricchi di vegetazione e poco accessibili, divennero la mèta dei cittadini ferentinati fuggiaschi, e nel giro di pochi anni eressero le cittadine fortificate di Patrica, Supino, Morolo, Sgurgola.

La fine dell’Impero Romano segnò la decadenza della città, cui le terribili invasioni barbariche portarono con i saccheggi desolazione, miseria e morte. Nel XII secolo ebbe inizio un periodo di ricostruzione materiale, civile, politica e sociale favorita anche dal proliferare dei grandi monasteri di Casamari, Montecassino, Subiaco, Trisulti, Fossanova, i quali promossero la rinascita della cultura occidentale, la bonifica dei terreni abbandonati, il rilancio dell’agricoltura e delle attività artigianali. Ferentino diventò un libero Comune con tutti gli attributi essenziali della sovranità, con un governo cittadino, leggi e rappresentanti eletti dal popolo.

Il Comune di Ferentino si diede uno stemma, costituito da uno scudo gotico che racchiude un giglio bianco in campo rosso, con sotto una lista bifida che porta scritta in latino la frase che suona così : ” La forza vivificatrice del Cristo ti aiuti a prosperare nella tua nuova realtà di Libero Comune “, quindi un gonfalone e leggi proprie scritte nei famosi “Statuta Civitatis Ferentini“, divisi in cinque libri. Nel 1200 importanti personaggi sostarono a Ferentino tra cui primeggiano S. Francesco d’ Assisi, i papi Innocenzo III e Celestino V, l’ Imperatore Federico II.

Ferentino divenne, per volere del Papa Innocenzo III, Capoluogo della Regione Campagna e Marittima e importante centro religioso, politico ed economico del Lazio Meridionale. Vi fiorirono l’agricoltura, il commercio e l’artigianato, vi si istituirono molti ordini religiosi con conventi e abbazie, vi sorsero vari edifici pubblici e privati e vi si innalzarono meravigliose chiese nei due secoli XII e XIII, negli stili romanico e romanico-gotico, che ancora adornano la città ed invitano alla preghiera (Duomo , S.M. Maggiore , S. Lucia , S. Francesco , S. Antonio Abate ecc.).

Importante fu per i Ferentinesi l’amore per la cultura, grazie anche all’ Umanista Mecenate Martino Filetico del XV secolo, che diede lustro alla nostra città con il favorire l’istruzione dei giovani. Purtroppo dopo la metà del 1500 la città fu espugnata dagli Spagnoli e perse il suo splendore e la sua grandezza. Nel 1798 fu occupata dalle truppe franco-polacche del generale Berthier.

Nel maggio del 1849 soggiornarono a Ferentino Giuseppe Garibaldi e Luciano Manara con i loro soldati provenienti da Velletri. Nel corso della seconda guerra mondiale Ferentino, retroterra del fronte di Cassino e porta d’ accesso privilegiata verso Roma, subì pesantissimi bombardamenti dove molti suoi figli videro la morte; molti altri si distinsero per coraggio e abnegazione: ricordiamo fra tutti le due medaglie d’ Oro il sacerdote Don Giuseppe Morosini e il ten. Alberto Lolli Ghetti. Oggi Ferentino gode di un prestigio riconosciuto in ogni campo: dalle arti alla scienza, dalla cultura allo sport.