testamento
Uscendo da Porta Maggiore, attraverso un breve sentiero in località <> si raggiunge il monumento epigrafico dedicato ad Aulo Quintilio Prisco, magistrato e patrono di Ferentino (I-II secolo a.C.). Questo singolare monumento (m 2,40 x 2,53), riconosciuto dall’epigrafista Lidio Gasperini come il monumento funerario di A. Quintilio Prisco oltre che manifesto pubblico del suo testamento, è scolpito nella viva roccia calcarea del colle. Ha la forma di un’edicola rettangolare, decorata da un frontone triangolare a superficie liscia, con una trabeazione architettonica costituita da architrave, fregio e cornici a profilo lineare, sostenuta da due lesene tuscaniche laterali e dotata di un alto zoccolo aggettante a superficie liscia, che funge da basamento ( m 120 x 6,89). Il vertice del frontone presenta evidenti segni di effrazione, causa della perdita della sommità del timpano. La superficie delimitata da lesene è occupata dalla lunga iscrizione onoraria che celebra Aulo Quintilio Prisco, ricordando le sue numerose cariche pubbliche e in particolare i benefici, che egli procurò al popolo ferentinate.
Dal testo sappiamo che Aulo Quintilio Prisco riscattò quattro fondi rustici del territorio ferentinate, li restituì al municipio e stabilì che parte delle rendite fossero destinate alle distribuzioni alimentari gratuite alla popolazione, da realizzarsi ogni cinque anni in occasione del compleanno del testatore, cioè il 10 maggio. E’ interessante notare come il monumento sia rivolto verso la sottostante pianura, attraversata dalla antica via Latina, costeggiata ancora da fondi, i cui toponimi moderni (Roana, Cipollara, Mamiano, Pratozze) riecheggiano quelli antichi di Roianum, Coeponianum, Mamanium, Pratum, ex Osco citati nell’iscrizione rupestre.
In essa, inoltre, si fa riferimento ad una statua onoraria di A. Quintilio, che il Senato di Ferentino decretò di far erigere nel foro, ma che il testatore eresse a sue spese.

Testo epigrafico del monumento di A. Quintilio Prisco (52-117 d.C.):

“Aulo Quinctilio, Auli filio, Palatina, Prisco, Quatuorviro aediliciae potestatis, Quatuorviro jure dicundo,Quatuorviro quinquennali adlecto ex senatus-consulto, Pontifici, Praefecto fabrùm, cujus ob eximiam munificentiam, quam in municipes suos contulit, senatores statuam publice ponendam in foro, ubi ipse vellet, censuere. Honore accepto, impensam remisit. Hic ex senatus-consulto fundos Ceponianum, e Rojanum, e Mamianum, e pratum Exosconium ab republica redemit sestertiorum septuaginta millibus numero, e in avitam rempublicam reddidit: Ex quorum reditude sestertiorum quatuor millibus censualibus quod annis sexto idus maji, die natali, suo perpetuo daretur praesentibus municipibus, e incolis, e mulieribus nuptis, crustulum positum in mulsi hemina; e circa triclinium decurionibus mulsum, e crustulum, e sportula sestertiorum decem numero; item pueris curiae incrementa, e Seviris Augustalibus quibusque quinque vini eminae, crustulum, mulsum, e sestertius viritim numero; e in triclinio meo ampio in singulos homines sestertii singuli: e in orna mentum statuae e imaginum mearum respublica perpetuo sestertios triginta impendat arbitrio Quatuorvirorum Aedilium cura favorabilis esto, si pueris plebeis, sine distinctione libertatis, nucum sparsioni modios triginta, e ex vini urnis sex potionum eminas istius rationis digne incrementis praestiterint.”

Il testo in italiano

“Ad Aulo Quintilio Prisco figlio di Aulo della Palatina Quatuorviro di edilizia potestà, Quatuorviro per amministrar la giustizia, Quatuorviro quinquennale aggiunto per decreto del Senato, Pontefice, Prefetto de’ fabbri, a cui per l’esimia liberalità, ch’egli usò verso i suoi concittadini, i Senatori giudicarono che si erigesse una statua a pubbliche spese nel foro, ove egli volesse. Accettato l’onore, ne ricusò le spese. Questi per decreto del Senato redense dalla Repubblica i fondi Ceponiano, Rojano, e Mamiano, ed il prato del territorio Osco, per la somma di settanta mila sesterzj, e li restituì alla Repubblica degli avi suoi: Dalla rendita de’ quali di quattro mila sesterzi in ciascun anno censuale sei giorni avanti gl’idi di maggio, ricorrendo il suo natale, si desse ai presenti concittadini, agli abitanti, ed alle donne maritate una focaccia posta in un’emina di vino melato, ed intorno al cenacolo ai Decurioni il vino melato, la focaccia, e la sportella di dieci sesterzj; così ai donzelli della curia gli avanzi, ed a ciascuno dei Seviri augustali cinque emine di vino, la focaccia, il vino melato, ed un sesterzio, e nel mio cenacolo grande un sesterzio per ogni uomo: e per ornamento della statua e delle mie immagini la Repubblica somministri perpetuamente trenta sesterzi ad arbitrio de’ Quatuorviri. Tengasi per plausibile la cura degli Edili, se con gli avanzi della suddetta rendita destineranno trenta moggi di noci da spargersi, e sei urne di vino da distribuirsi in misurelle a pro de’ fanciulli della plebe, senza escludere alcuno.”